
- Posted by Matteo Ciofi
- On Novembre 4, 2016
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- Cev, Chiesa, Mons. Celli, Nicolas Maduro, Papa Francesco, Vaticano, Venezuela
Martedì pomeriggio di ritorno dalla Svezia, il Papa si è concesso come di consueto alle domande dei giornalisti sul volo verso Roma. Tra i tanti argomenti trattati c’è stato spazio anche per la questione venezuelana e l’incontro fra il Santo Padre ed il presidente Maduro.
“O si dialoga o si grida, ma non c’è altra via – ha sottolineato Papa Bergoglio – io col cuore ce la metto tutta sul dialogo e credo che si debba andare su quella strada”.
Questo è stato il pensiero del pontefice ma nel frattempo, nei giorni scorsi, si sono registrati degli sviluppi riguardo la situazione in Venezuela.
Domenica scorsa infatti, a Caracas, ha preso il via dopo giorni di incertezza il dialogo tra Nicolas Maduro e l’opposizione, che però è in maggioranza in Parlamento.
Il dialogo stesso era stato anticipato da un appello da parte della Cev, la Conferenza episcopale del Venezuela, nel quale i vescovi, con un messaggio firmato dal primate del paese, card. Jorge Urosa Savino, chiedevano chiaramente alle parti politiche “di essere coerenti con quanto richiesto dal Santo Padre”.
La Conferenza episcopale venezuelana ha ringraziato il Papa per gli sforzi profusi e l’attenzione prestata, mentre l’inviato nel paese sudamericano del Vaticano mons. Claudio Maria Celli ha auspicato che nella trattativa prevalga “la cultura dell’incontro”.
Gli ultimi eventi sono stati commentati ieri dal mons. Diego Rafael Padrón Sánchez, arcivescovo di Cumaná e presidente della Cev al microfono di Radio Vaticana.
Quest’ultimo ha sottolineato come nonostate tutto ci sia una maggioranza di persone che non hanno più fiducia nel governo e che, pur credendo nel dialogo, pensano che non si arriverà a nessun risultato, perché alla fine non ci sarà l’opportunità di vedere quelle modifiche strutturali in grado di cambiare la situazione di povertà e di insicurezza in cui tutti i venezuelani vivono.
Il presidente della Cev ha evidenziato lo scetticismo del popolo stanco di credere ancora a promesse già tante volte ascoltate e mai mantenute, intanto venerdì prossimo dovrebbe riprendere il dialogo tra il leader chavista e l’opposizione di centrodestra.
Proprio Maduro però nelle ultime ore in una intervista ha rigettato l’ipotesi di una elezione presidenziale anticipata al primo trimestre 2017 invece del dicembre 2018, come previsto. «Un ultimatum è irricevibile, ogni cosa a suo tempo», ha dichiarato il Capo di stato ribadendo che intende portare a termine il suo mandato.
In tutto questo il bolivar, la valuta venezuelana, continua la sua inarrestabile discesa. I dati riportati oggi su forexinfo.it parlano di una inflazione che si assesta al 500%, con il bolivar che ha perso più del 99% del suo valore dal 2012 fino a ottobre 2016.
Tutto questo è stato determinato anche dal fatto che il governo ha speso più di quanto aveva ottenuto in prestito, con la Cina, attualmente il più grande creditore del Venezuela, che ha deciso di tagliare i fondi al paese latinoamericano.
A sette giorni dalla ripresa del dialogo la situazione continua a essere drammatica, con la recessione economica che si è trasformata di fatto in una vera e propria crisi umanitaria. Una settimana quindi ancora prima che il tavolo si riapra, ma per quello a cui si è assitito ultimamente, la situazione potrebbe aggravarsi ulteriormente prima di venerdì prossimo.
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