
- Posted by Matteo Ciofi
- On Maggio 22, 2020
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- Cascia, Chiesa, Cristo, Devozione, Miracoli, Santa Rita, Santi, Umbria
Cuore verde del paese, una delle poche regioni senza sbocchi sul mare, luogo di storia, arte e cultura, ma soprattutto di santi.
Parlando dell’Umbria, Vittorino Andreoli, scriveva: “Qui, in questa terra, vivono più dèi e santi che uomini”, una affermazione supportata pienamente da ciò che la storia e la fede hanno consegnato a questa parte d’Italia.
Da San Benedetto (Patrono d’Europa) e Santa Scolastica da Norcia, fratelli gemelli, fino a San Francesco d’Assisi passando per Santa Chiara, nei secoli fra i vari villaggi umbri la devozione è cresciuta sempre di più, in quella terra che è stata anche di Santa Rita da Cascia che si celebra oggi 22 maggio.
Nasce nel 1381 a Roccaporena a 5 km da Cascia. È la figlia di Antonio Lotti e Amata Ferri, il suo nome è Margherita anche se sarà sempre e solo riconosciuta da tutti come Rita.
A Cascia i genitori svolgono una funzione particolarmente importante. Sono infatti dei pacieri, coloro che hanno il difficile compito di pacificare i contendenti o almeno evitare conflitti sanguinosi tra famiglie.
Da parte degli Agostiniani riceve l’istruzione ed in seguito sposa Ferdinando di Mancino, un giovane ghibellino con il quale ha due figli: Giangiacomo e Paolo Maria.
Nel 1406 la vita familiare di Rita viene stravolta dall’uccisione del marito. Non rivelerà mai i nomi dei sicari e questo gesto comporterà un inevitabile risentimento da parte della famiglia Mancino, anche se la grande preoccupazione di Rita è il futuro dei figli.
Il timore infatti è che i due giovani possano vendicare il padre, alimentando quindi una spirale di sangue. Alle preghiere della futura santa segue però una nuova tragedia: i due figli muoiono in rapida successione a causa di una malattia, probabilmente per la peste.
Rimasta completamente sola e colpita da tante sofferenze, Rita si affida al Signore, trovando rifugio nella preghiera. Si reca quindi al Monastero di Santa Maria Maddalena, dove dopo numerose difficoltà ed un rifiuto, riceve l’abito e la Regola di Sant’Agostino.
Durante il noviziato si racconta che la badessa, con lo scopo di testare l’umiltà di Rita, le chiese di innaffiare un arido legno e che la sua obbedienza venne premiata da Dio con una vite tutt’ora rigogliosa.
Nel 1432, durante una preghiera, chiede al Signore di renderla partecipe alle sue sofferenze e così, in quel momento, una spina staccatasi dal Crocifisso le si conficca nella fronte. Questa ferita accompagna Rita per 15 anni, fino alla morte, con un’unica eccezione: durante un pellegrinaggio a Roma, per la canonizzazione di Nicola da Tolentino nel 1446, la piaga si rimargina prima della partenza, per riaprirsi successivamente appena tornata a Cascia.
Qualche mese prima della sua morte, si racconta che ricevette la visita di una cugina alla quale chiese di portarle due fichi e una rosa dall’orto della casa paterna. Considerando la stagione invernale, la parente decise semplicemente di assecondarla pur essendo consapevole di non poter esaudire il desiderio. Eppure, la richiesta di Rita venne realizzata poiché la cugina, sorpresa, trovò esattamente ciò che le era stato richiesto.
Rita muore la notte tra il 21 e il 22 maggio dell’anno 1457, il suo corpo però non è mai stato sepolto, proprio per il forte culto nato immediatamente dopo la sua morte.
La sua beatificazione avviene soltanto nel 1628, durante il pontificato di Urbano VIII, già vescovo di Spoleto, nel 1900 invece Leone XIII procede con la canonizzazione.
Considerata la “santa degli impossibili”, sempre al fianco dei più bisognosi per i quali realizza miracoli prodigiosi, fedele discepola di Cristo, Santa Rita rappresenta mitezza ed umiltà. La rosa è invece il simbolo che maggiormente la identifica, con una chiara allusione all’episodio della cugina chiamata a portarle il fiore durante un gelido gennaio. Come la rosa infatti “Rita ha saputo fiorire nonostante le spine che la vita le ha riservato, donando il buon profumo di Cristo e sciogliendo il gelido inverno di tanti cuori”.
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