
- Posted by Matteo Ciofi
- On Luglio 12, 2017
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- Buenos Aires, Catechisti, Chiesa, Commissione Episcopale per la Catechesi e la Pastorale Biblica, Messaggio, Papa Francesco, Vaticano
Pubblichiamo di seguito il Messaggio inviato dal Santo Padre Francesco ai partecipanti al Primo Simposio Internazionale sulla Catechesi che ha luogo dall’11 al 14 luglio 2017 a Buenos Aires presso la Facoltà di Teologia della Pontificia Università Cattolica Argentina (UCA), organizzato dalla Commissione Episcopale per la Catechesi e la Pastorale Biblica:
Sua Eccellenza Mons. Ramón Alfredo Dus,
Arcivescovo di Resistencia,
Presidente della Commissione episcopale per la catechesi e pastorale biblica
Caro Fratello:
Un cordiale saluto a Lei e a tutti coloro che partecipano alle varie riunioni di formazione che la Commissione Episcopale per la Catechesi e Pastorale Biblica ha organizzato.
San Francisco di Assisi, quando uno dei suoi seguaci insisteva affinché lui gli insegnasse a predicare, rispondeva in questo modo: “Fratello, quando visitiamo i malati, aiutiamo i bambini e diamo del cibo ai poveri stiamo già predicando”. In questa bella lezione è racchiusa la vocazione e il compito del catechista.
In primo luogo, la catechesi non è un “lavoro” o un incarico esterno alla persona del catechista, ma “è” catechista e la vita ruota attorno a questa missione. Infatti, “essere” catechista è una vocazione di servizio nella Chiesa, che è stato ricevuta come un dono del Signore e deve a sua volta essere trasmessa. Da qui il catechista deve costantemente tornare a quel primo annuncio o “kerygma”, che è il dono che ha cambiato la sua vita.
È l’annuncio fondamentale che dovrebbe risuonare più e più volte nella vita cristiana, e ancor di più per chi è chiamato a proclamare e insegnare la fede.
“Niente è più forte, più profondo, più sicuro, più denso e più saggio che l’annuncio” (Evangelii Gaudium, 165). Questo annuncio deve accompagnare la fede che è già presente nella religiosità del nostro popolo. È necessario prendersi cura di tutto il potenziale di misericordia e di amore che racchiude la religiosità popolare per la trasmissione non solo dei contenuti della fede, ma per una scuola di formazione reale in cui si coltivi il dono della fede che è stato ricevuto, in modo che gli atti e le parole riflettano la grazia di essere discepoli di Gesù.
Il catechista cammina da e con Cristo, non è una persona dalle proprie idee e gusti, ma si lascia cercare da Lui, e lascia che quello sguardo gli infiammi il cuore. Quanto più rendiamo Gesù il centro della nostra vita, tanto più facciamo uscire qualcosa da noi stessi, ci decentra e ci rende più vicini agli altri. Quel dinamismo dell’amore è come il movimento del cuore “sistole e diastole”. È concentrato per incontrare il Signore e subito si apre per amore, per testimoniare Gesù e su Gesù, la predicazione di Gesù. L’esempio ci arriva da lui stesso: si ritirò a pregare il Padre e subito andò incontro agli affamati e assetati di Dio per risanarli e salvarli. Di qui l’importanza della catechesi “mistagogica” è l’incontro costante con la Parola e i sacramenti e non qualcosa di meramente occasionale prima della celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana. La vita cristiana è un processo di crescita e di integrazione di tutte le dimensioni della persona in un cammino comunitario di ascolto e risposta (cfr Evangelii Gaudium, 166).
Il catechista è anche creativo; alla ricerca di modi e mezzi differenti per annunciare Cristo. È bello credere in Gesù, perché egli è “la via, la verità e la vita” (Gv 14, 6) che riempie la nostra esistenza con gioia e letizia. Questo tentativo di far conoscere Gesù come suprema bellezza ci porta a trovare nuovi segni e forme per la trasmissione della fede. I mezzi possono essere diversi, ma è importante tenere a mente lo stile di Gesù, che prima si adattava alla gente per avvicinarla poi all’amore di Dio. Bisogna saper cambiare, adattarsi, per rendere il messaggio più vicino, anche se è sempre lo stesso, perché Dio non cambia, ma rinnova tutte le cose in esso. Nella ricerca creativa per far conoscere Gesù non dobbiamo avere paura perché lui ci precede in questo compito. Lui è già nell’uomo di oggi, e lì ci attende.
Cari catechisti, vi ringrazio per quello che fate, ma soprattutto perché camminate con il popolo di Dio. Vi incoraggio a essere messaggeri allegri, custodi della bontà e della bellezza che risplendono nella vita fedele del discepolo missionario.
Che Gesù vi benedica e la Santa Vergini, vera “educatrice della fede”, vi custodisca.
E per favore, non dimenticatevi di pregare per me.
Vaticano, 5 luglio 2017
FRANCESCO