
- Posted by Matteo Ciofi
- On Maggio 3, 2016
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- Diritti, Eutanasia, Marcia per la vita, Padre Rosica, Papa Francesco, Vaticano, Vita
Riflessioni per guidarci nel modo di marciare e lavorare per la Vita
Fr. Thomas Rosica, CSB.
Fr. Thomas Rosica, CSB CEO,
Salt and Light Catholic Media Foundation
L’11 aprile del 2014 Papa Francesco ha usato queste parole provocatorie parlando al Movimento per la Vita Italiano.
Noi lo sappiamo, la vita umana è sacra e inviolabile. Ogni diritto civile poggia sul riconoscimento del primo e fondamentale diritto, quello alla vita, che non è subordinato ad alcuna condizione, né qualitativa né economica né tantomeno ideologica. «Così come il comandamento “non uccidere” pone un limite chiaro per assicurare il valore della vita umana, oggi dobbiamo dire “no a un’economia dell’esclusione e della inequità”. Questa economia uccide … Si considera l’essere umano in se stesso come un bene di consumo, che si può usare e poi gettare. Abbiamo dato inizio alla cultura dello “scarto” che, addirittura, viene promossa» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 53). E così viene scartata anche la vita.
Uno dei rischi più gravi ai quali è esposta questa nostra epoca, è il divorzio tra economia e morale, tra le possibilità offerte da un mercato provvisto di ogni novità tecnologica e le norme etiche elementari della natura umana, sempre più trascurata. Occorre pertanto ribadire la più ferma opposizione ad ogni diretto attentato alla vita, specialmente innocente e indifesa, e il nascituro nel seno materno è l’innocente per antonomasia. Ricordiamo le parole del Concilio Vaticano II: «La vita, una volta concepita, deve essere protetta con la massima cura; l’aborto e l’infanticidio sono delitti abominevoli» (Cost. Gaudium et spes, 51).
Oggi viviamo in mezzo ad una cultura che nega la solidarietà e prende la forma di una vera e propria “cultura della morte”. Questa cultura è attivamente promossa da forti correnti culturali, economiche e politiche che incoraggiano l’idea della società interessata esclusivamente con efficienza. Si tratta di una guerra dei potenti contro i deboli. Non c’è spazio nel mondo per chi, come il nascituro o il morente, è un elemento debole nella struttura sociale o qualcuno che appare completamente in balia degli altri e da loro radicalmente dipendente e sa comunicare solo mediante il muto linguaggio di profonda condivisione di affetto. L’aborto è la ferita più grave inferta non solo sugli individui e le loro famiglie che dovrebbe fornire il santuario per la vita, ma inflitto anche sulla società e la sua cultura, dalle stesse persone che dovrebbero essere promotori e difensori della società stessa. Come non ricordare le parole di Papa Benedetto XVI alla cerimonia di apertura della Giornata Mondiale della Gioventù 2008 a Sydney, in Australia, il 17 luglio 2008:
E così siamo condotti a riflettere su quale posto i poveri e gli anziani, gli immigrati e chi non ha voce, hanno nelle nostre società. Come può essere che la violenza domestica tormenti tante madri e bambini? Come può essere che il più mirabile e sacro spazio umano – il grembo – è diventato un luogo di violenza indicibile?
Né possiamo dimenticare ciò che Papa Francesco ha scritto nella sua apostolica.
Evangelii Exhoration Gaudium (# 214):
“Non è progressista” cercare di risolvere i problemi, eliminando una vita umana. D’altra parte, è anche vero che abbiamo fatto poco per accompagnare adeguatamente le donne in situazioni molto difficili, dove l’aborto appare come una soluzione rapida per la loro profonda angoscia, soprattutto quando la vita da sviluppare al loro interno è il risultato di stupri o di una situazione di estrema povertà.
Chi può rimanere indifferenti davanti a queste situazioni dolorose?”
La coerenza etica sulla vita della Chiesa cattolica
La Chiesa cattolica romana ha un’etica coerente della vita. La Chiesa offre un insegnamento sulla inviolabilità, la sacralità e la dignità della persona umana. Tuttavia, l’opposizione all’aborto e all’eutanasia non giustifica l’indifferenza di coloro che soffrono di povertà, violenza ed ingiustizia. Tutto ciò che è contro la vita stessa, come ogni specie di omicidio, il genocidio, l’aborto, l’eutanasia o lo stesso suicidio volontario, tutto ciò che viola la dignità della persona umana, come le mutilazioni, le torture inflitte al corpo e alla mente, i tentativi di costringere la volontà stessa, tutto ciò che offende la dignità umana, come le condizioni disumane di vita, le incarcerazioni arbitrarie, le deportazioni, la schiavitù, la prostituzione, il mercato delle donne e dei bambini, ignominiose condizioni di lavoro in cui le persone sono trattati come strumenti di guadagno e non come persone libere e responsabili – tutte queste cose e sono il più grande veleno della società umana.
Nei paesi economicamente sviluppati, la legislazione in contrasto con la vita è molto diffusa, e ha già formato atteggiamenti e prassi morali, contribuendo alla diffusione di una mentalità anti-nascita; frequenti tentativi sono stati fatti inoltre per esportare questa mentalità ad altri Stati come se fosse una forma di progresso culturale.
“L’apertura alla vita è al centro del vero sviluppo”, ha scritto Benedetto XVI nella sua enciclica Caritas in Veritate. Quando una società s’avvia verso la negazione e la soppressione della vita, finisce per non trovare più le motivazioni e le energie necessarie per lottare per il vero bene dell’uomo. Se la sensibilità personale e sociale verso l’accoglienza di una nuova vita si perde, poi altre forme di accoglienza utili alla vita sociale si inaridiscono. Il Santo Padre riassume l’attuale crisi economica globale in modo notevole con queste parole: “I costi umani sono sempre anche costi economici e le disfunzioni economiche comportano sempre anche costi umani”.
I temi scottanti della promozione della vita umana, dal concepimento fino alla morte naturale, devono essere all’ordine del giorno di ogni essere umano da ogni parte dello spettro politico. Essi non sono solo la preoccupazione del diritto di gran lunga dello spettro politico. Molte persone, accecati dal proprio zelo e bontà, hanno finito per sconfiggere la causa che tutti dobbiamo difendere con ogni oncia di energia che abbiamo nelle nostre ossa e nella nostra carne.
La spinta del mercato verso l’eutanasia
Se osserviamo con attenzione i grandi drammi del secolo scorso, vediamo che il mercato libero ha rovesciato il comunismo e ha portato dentro nelle nostra società e nelle culture un esagerato consumismo e materialismo. L’invecchiamento della popolazione, soprattutto in Occidente, con il risultato di una forza lavoro sempre più piccola, stanno creando una spinta del mercato verso l’eutanasia. Come san Giovanni Paolo II ha scritto: “Il diritto di morire inevitabilmente cederà il passo al dovere di morire”.
La maggior parte delle persone che pensano che l’eutanasia e il suicidio assistito dovrebbero essere legale, non stanno pensando all’intera questione. Stanno pensando all’autonomia personale e di scelta. Pensano su cosa sarebbe diventare improvvisamente inabili e prendere in considerazione una vita come poco dignitosa o priva di valore. Forse considerarano le persone gravemente disabili come prive di una certa qualità della vita. La nostra dignità e la qualità della vita non provengono da quello che possiamo o non possiamo fare. Dignità e qualità della vita non sono questioni di efficienza, competenza e produttività. Vengono da un luogo più profondo – da chi siamo e come ci relazioniamo gli uni agli altri. La vera compassione porta a condividere il dolore di un altro, non uccidere la persona di cui non siamo in grado di sopportare la sofferenza.
Nella sua più recente Esortazione apostolica Amoris Laetitia, Papa Francesco scrive (# 48):
“Gli anziani che sono vulnerabili e dipendenti sono a volte ingiustamente sfruttati solo per vantaggio economico. Molte famiglie ci mostrano che è possibile affrontare le ultime fasi della vita, sottolineando l’importanza del senso del compimento e dell’integrazione dell’intera esistenza del mistero pasquale. Un gran numero di anziani sono accolti nelle istituzioni della Chiesa, dove, materialmente e spiritualmente, possono vivere in un ambiente sereno e familiare. L’eutanasia e il suicidio assistito sono gravi minacce per le famiglie di tutto il mondo; in molti paesi, sono stati legalizzati. La Chiesa, mentre fermamente si oppone a queste pratiche, sente la necessità di assistere le famiglie che si prendono cura dei loro membri anziani ed ammalati”.
Quello che c’è di sbagliato con l’aborto, l’eutanasia, la selezione degli embrioni, e la ricerca embrionale non sono le motivazioni di coloro che le eseguono. Spesso quindi, queste motivazioni sono, in superficie, compassionevoli: proteggere un bambino dall’essere indesiderato, porre fine al dolore e alla sofferenza, aiutare un bambino con una malattia pericolosa per la vita. Ma in tutti questi casi, la terribile verità è che il forte decide il destino dei deboli; gli esseri umani diventano quindi strumenti nelle mani di altri esseri umani.
Essere a favore della vita è una delle più profonde espressioni del nostro battesimo: ci alziamo come figli e figlie della luce, vestiti di umiltà e carità, pieni di convinzione, dire la verità al potere con fermezza, convinzione e determinazione, e senza mai perdere gioia e speranza. Essere pro-vita non è un’attività per un partito politico o un particolare lato dello spettro. E un obbligo per tutti: sinistra, destra e centro! Se siamo per la vita, dobbiamo impegnarci con la cultura che ci circonda, e non bisogna maledirla. Dobbiamo vedere gli altri come fa Gesù, e noi dobbiamo amare, anche quelli che si oppongono a noi. La Marcia per la Vita a Ottawa, Washington e in molte altre città del mondo significa essere in piedi per tutta la vita umana, e non avere una visione miope della causa della vita. Cerchiamo un’etica coerente della vita umana, dalla culla alla tomba.
Essere a favore della vita in questo giorno ed in questo periodo è veramente profetico e porterà uno sviluppo autentico e la pace duratura nel nostro mondo.
Taking the Gospel of Life to the Streets… in Ottawa and many other cities