
- Posted by Matteo Ciofi
- On Gennaio 3, 2020
- 0 Comments
- Chiesa, Fedele, Papa Francesco, Vaticano
“L’amore ci fa pazienti. Tante volte perdiamo la pazienza; anch’io, e chiedo scusa per il cattivo esempio di ieri”.
Con queste parole lo scorso primo gennaio, in occasione dell’Angelus, il Papa è tornato sul tanto chiacchierato episodio della reazione verso una fedele piuttosto invadente il pomeriggio del 31 dicembre.
Lo strattone ricevuto dal pontefice ha fatto il giro del mondo ed immediatamente è divenuto virale con ricami e battute di vario tipo. Indubbiamente la vicenda è curiosa perché riguarda un gesto di reazione del Santo Padre, ma al tempo stesso è evidente che i pochi temi emersi nel dibattito nazionale abbiano aiutato a gonfiare l’episodio, soprattutto in chiave ironica.
Quello che non è stato menzionato, a mio avviso, è un aspetto centrale e che si tende a dimenticare: l’umanità del Papa.
La figura del pontefice è idealizzata spesso in modo poco corretto, come un personaggio che non ha nemmeno i contorni di una persona in carne ed ossa come tutti.
L’essere un uomo come tutti è un lato che spesso ha mostrato il Papa: un pastore, un vescovo aperto al grido di dolore di qualcuno o al pianto di un ammalato, così come ai selfie immancabili con i ragazzi.
Se l’umanità profonda del Santo Padre è sempre stata apprezzata perché tangibile e concreta in modo sistematico, giorni fa c’è stato un lampo inatteso di altrettanta umanità.
Considerarsi il primo peccatore, confessarsi come un fedele qualunque, prendere parte agli esercizi spirituali seduto fra cardinali e sacerdoti, sono esempi di come Francesco sia uno del popolo e vicino alla gente.
Non è stato il primo caso di una reazione indispettita del Papa, un precedente risale al viaggio apostolico in Messico del 2016 con Bergoglio seccato da una strattonata di un fedele che per poco lo mandò a terra. Il Papa rispose con tono deciso e una frase chiara: “Non essere egoista”, un imprevisto che destò molta meno curiosità e attenzione di quello di pochi giorni fa.
Rimangono due fatti chiari in questa vicenda: la maleducazione della donna con la conseguente reazione del pontefice, ma soprattutto le scuse puntuali arrivate il giorno dopo da parte del Santo Padre, una ammissione di colpa, una lezione da ricordare.
Proprio per questo la comunità cattolica e i fedeli devono augurarsi anche per il 2020 di continuare ad avere un Papa così, umano, e quindi autentico, ma soprattutto vicino alla gente.
Photo Credit: Vatican Media