
- Posted by Matteo Ciofi
- On Novembre 10, 2017
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- Abdus Sobhan Sikder, Asia, Bangladesh, Chiesa, Esclusiva, Intervista, Islam, Myanmar, Papa Francesco, Vaticano, Viaggio apostolico
Ancora venti giorni e poi Papa Francesco sbarcherà in Bangladesh, precisamente a Dhaka, seconda tappa del suo ventesimo viaggio apostolico che inizierà domenica 26 novembre con destinazione l’aeroporto internazionale di Yangon, in Myanmar.
Un viaggio indubbiamente diverso per il Santo Padre rispetto agli ultimi, nei quali è stato abbracciato da Portogallo e Colombia, paesi profondamente cattolici e che hanno atteso in maniera spasmodica il pontefice. Totalmente differente sarà invece il contesto ed il clima in cui si immergerà Papa Bergoglio fra poco più di due settimane in Asia.
In Myanmar, il panorama è religioso è complesso con una tradizione buddhista molto diffusa – la Theravāda – a cui sono state aggiunte alcune credenze locali. Secondo il governo militare è praticata dall’89% della popolazione, specialmente fra Bamar, Rakhine, Shan e Mon. Per quanto riguarda invece il Cristianesimo, la percentuale dei praticanti si aggira al 4% della popolazione. Stessi numeri anche per l’Islam, principalmente di matrice sunnita.
Ben diverso è lo scenario in Bangladesh, dove la principale religione praticata è l’Islam (88,7%), mentre una considerevole minoranza aderisce all’induismo (9,2%). Il numero dei cristiani, per la maggior parte cattolici, non supera l’1%.
In attesa di questo viaggio apostolico del Santo Padre abbiamo intervistato Abdus Sobhan Sikder, l’Ambasciatore del Bangladesh in Italia, con il quale abbiamo toccato diversi argomenti, partendo proprio dall’imminente arrivo del Papa nel paese asiatico.
Papa Francesco giungerà in Bangladesh il 30 novembre, dopo la sua visita in Myanmar, come si sta preparando il paese a questo evento?
Il paese è pronto a ricevere il Santo Padre. Il calendario degli eventi è definito e c’è in generale una grande gioia per l’arrivo del Papa. Nei suoi tre giorni a Dhaka sarà molto impegnato, farà diversi discorsi e soprattutto incontrerà persone con differenti percorsi di vita.
Quali sono le sue aspettative per questa visita?
Il Papa è molto rispettato da tutta la nazione per il suo ruolo. In Bangladesh ci sono diverse religioni ma sarà ricevuto con grande entusiasmo da parte di tutti, non solo dai cristiani. Il Bangladesh è un paese con una enorme popolazione, oltre 160 milioni di persone e con diverse religioni, in particolare induisti e musulmani, ma nonostante tutto c’è armonia e una pacifica convivenza. Questo accade perché chiunque è libero di osservare le proprie festività serenamente, così come di professare la propria fede.
L’Islam è la religione più importante in Bangladesh, i cristiani invece sono solo l’1%. Quale è il rapporto fra queste due comunità?
Come detto, i musulmani sono la maggioranza nel paese, ma dalle ultime statistiche il numero dei cristiani è salito e oggi si attesta al 2%. Non ci sono problemi in generale, i cristiani hanno i loro diritti e vivono tranquillamente la loro fede. Il Bangladesh è oggi un paese di grande rispetto, dove si convive in modo estremamente pacifico.
Papa Francesco ha menzionato diverse volte i problemi e le tragedie dei Rohingya. Migliaia di persone anche negli ultimi giorni hanno lasciato il Myanmar per fuggire in Bangladesh. Come è la situazione in questo momento?
Ho notato come il Papa sia sempre molto attento ai diritti umani delle persone in tutto il mondo. Quella dei Rohingya però, è una delle situazioni più gravi e disperate che il mondo abbia visto recentemente. Milioni di Rohingya sono già scappati e il Bangladesh li ha accolti, un numero davvero imponente. Li stiamo aiutando in tutti i modi, in particolare dal punto di vista alimentare. Il problema però è che il Bangladesh è un paese piccolo, molto popolato, ma pur sempre piccolo.
La speranza è che questa emergenza possa essere risolta in tempi brevi, di certo, la comunità internazionale deve agire rapidamente. Prevalentemente i Rohingya che arrivano in Bangladesh sono donne e bambini, è meno frequente invece vedere giovani o uomini che spesso vengono uccisi o mandati altrove. Siamo di fronte ad una enorme emergenza umanitaria e certamente il Papa durante il suo viaggio esprimerà il suo punto di vista, con la speranza che presto ci sia una pace permanente.
In Italia, ma in modo particolare a Roma, c’è una grande comunità di persone del Bangladesh. Qual è la situazione relativa all’integrazione dei suoi connazionali nel nostro paese?
Storicamente c’è una eccellente integrazione di bengalesi qui in Italia. Inizialmente il governo italiano diede un permesso speciale per 6000 persone del Bangladesh, oggi ne contiamo invece 150 mila. Forse il numero è maggiore rispetto a questo considerando chi vive qua in maniera illegale, fra i 3 ed i 5 mila. Il governo italiano è sempre stato molto generoso nei nostri confronti, ma lo stesso vale per gli italiani, per la gente.
L’Italia ha accolto tantissime persone: penso alle altri grandi comunità che si sono formate qua, con persone proveniente da Nigeria, Albania o Romania, lo stesso vale per il Bangladesh. I bengalesi vivono bene in Italia, molti hanno anche ottenuto il passaporto, di certo sono persone che lavorano tanto, mentre alcuni sono perfino coinvolti nella gestione di piccoli negozi. Come detto, ho un profondo rispetto per il governo italiano e per come ha accolto la nostra comunità che mai è stata coinvolta in attività criminali. Credo che anche questo abbia creato una profondo rispetto reciproco fra gli italiani e le persone del Bangladesh che vivono qui.