- Posted by Matteo Ciofi
- On Luglio 29, 2019
- 0 Comments
- Emanuela Orlandi, Prof. Arcudi
Città del Vaticano – Nella giornata di ieri, alle ore 12.30, si sono concluse le operazioni al Campo Santo Teutonico nell’ambito delle incombenze istruttorie del caso Orlandi, un lavoro che si è svolto nel weekend, proseguendo così le operazioni iniziate già nelle scorse settimane.
Il prof. Giovanni Arcudi coadiuvato dal suo staff – alla presenza del perito di fiducia nominato dalla Famiglia Orlandi – ha completato l’analisi morfologica dei reperti ritrovati negli ossari (diverse centinaia di strutture ossee parzialmente integre e migliaia di frammenti).
Come riporta una nota della Sala Stampa Vaticana, “Nel corso degli accertamenti di antropologia forense, il Prof. Arcudi non ha riscontrato alcuna struttura ossea che risalga ad epoca successiva alla fine del 1800”.
Questo passaggio azzera definitivamente i dubbi e le possibilità di poter trovare eventualmente i resti di Emanuela Orlandi all’interno del Cimitero Teutonico.
Il consulente di parte ha avanzato richiesta di accertamenti di laboratorio su circa settanta reperti ossei, ma il Prof. Arcudi ed il suo team non hanno accettato la richiesta poiché le strutture ossee hanno caratteri di datazione molto antichi.
Per questa ragione, i campioni sono stati repertati e trattenuti presso il Comando della Gendarmeria a disposizione del Promotore di Giustizia.
Comunicando queste operazioni, la Santa Sede ha voluto confermare la volontà “di ricerca della verità sulla vicenda della scomparsa di Emanuela Orlandi e smentisce categoricamente che questo atteggiamento di piena collaborazione e trasparenza possa in alcun modo significare, come da alcuni talvolta affermato, una ammissione implicita di responsabilità. La ricerca della verità è interesse della Santa Sede e della famiglia Orlandi”.
Nella nota si legge anche “La trasparente volontà della Santa Sede è peraltro già emersa, oltre che nelle indagini e negli esami in corso al Campo Santo Teutonico, in quelle effettuate dalle autorità italiane, a seguito di una segnalazione della Gendarmeria Vaticana, nella sede della Nunziatura in Italia, a Villa Giorgina, per le quali è stata comunicata, in data 3 luglio, la richiesta di archiviazione da parte della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma”.
In base a quanto accertato dalle autorità italiane, le quali lo scorso 25 luglio hanno avviato la procedura per la restituzione delle ossa rinvenute a Villa Giorgina, la datazione dei reperti risale ad un periodo compreso tra il 90 e 230 d.C.
Una conferma precisa che smentisce qualsiasi collegamento con la scomparsa di Emanuela Orlandi.