
- Posted by Matteo Ciofi
- On Settembre 23, 2016
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- Assisi, Ecumenismo, Incontro, pace, Papa Francesco, Papa Giovanni Paolo II, San Giovanni Paolo II, Vaticano
Era il 27 ottobre 1986 quando san Giovanni Paolo II riunì nello stesso luogo i leader religiosi di tutto il mondo per promuovere la pace in nome del dialogo, erano poco più di 100, un numero che martedì scorso era cinque volte tanto.
A quell’appuntamento parteciparono 50 rappresentanti delle Chiese cristiane, così come i cattolici, e 60 rappresentanti di altre religioni del mondo. Per la prima volta nella storia si teneva un incontro come questo.
L’intuizione del Papa fu semplice e profonda allo stesso tempo: riunire i credenti di tutte le religioni del mondo nella città di San Francesco, con particolare attenzione alla preghiera per la pace, di fronte all’orrore della guerra.
Il pontefice parlò molto chiaramente in quell’occasione dicendo: “È di per sé un invito fatto al mondo per prendere coscienza che esiste un’altra dimensione della pace e un altro modo di promuoverla, che non è il risultato di negoziati o compromessi politici”. La convinzione è che “la preghiera e la testimonianza dei credenti, qualunque sia la loro tradizione, è che possono fare molto per la pace nel mondo”.
Nel suo discorso di chiusura, Giovanni Paolo II esortava a: “Continuare a vivere il messaggio di pace, continuare a vivere lo spirito di Assisi”. La scelta di questo luogo da parte di Papa Giovanni Paolo II non fu ovviamente casuale, perché è la città di San Francesco colui che invitava al dialogo con ogni persona già 800 anni fa. A suo tempo infatti, c’erano già conflitti tra cristiani, catari e albigesi, e a causa delle crociate in Oriente c’era una relazione violenta con l’Islam.
Nel proporre l’incontro e il giorno di preghiera di Assisi, San Giovanni Paolo II fece un gesto al tempo stesso profetico e coraggioso. Profetico, poiché in armonia con lo spirito del Concilio Vaticano II, e coraggioso perché così facendo prestò il fianco a molte critiche. Tante persone infatti non esitarono a condannare questa iniziativa parlando di sincretismo, come mons. Lefebvre, che pubblicamente e senza mezzi termini parlò di “Impostura di Assisi”.
Questo importante evento, tuttavia, diede una nuova spinta alle relazioni religiose e ad un riavvicinamento. Un momento storico fu la visita della delegazione musulmana ad Auschwitz nel 1989, mentre l’incontro interreligioso di Bucarest nel 1998 aprì la strada per la visita di Giovanni Paolo II in Romania l’anno dopo, la prima di un papa in un paese con una maggioranza ortodossa.
La giornata di Assisi di martedì scorso, si è conclusa con un appello di pace che è stato consegnato ai bambini. Un appello che ha riavvolto il nastro citando quel primo incontro voluto da Karol Wojtyla e ha sottolineato il valore della preghiera ed il desiderio di avere un mondo inteso come una grande famiglia dei popoli. L’obiettivo di Papa Francesco e dei leader religiosi attuali riunitisi in Umbria, il grande desiderio che Giovanni Paolo II già sognava di 30 anni fa.
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CNS photo/L’Osservatore Romano