
- Posted by Matteo Ciofi
- On Maggio 13, 2020
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- 1981, Ali Agca, Attentato, Chiesa, Fatima, Papa Giovanni Paolo II, Vaticano
Città del Vaticano – Sono da poco passate le cinque del pomeriggio quando Papa Wojtyła viene colpito da alcuni proiettili. I colpi arrivano da qualcuno tra la folla, mentre i fedeli salutano il pontefice che gira in piazza in occasione della consueta udienza generale del mercoledì.
È il 13 maggio 1981 ed in Piazza San Pietro sono stati sparati dei colpi di arma da fuoco verso Giovanni Paolo II il quale si accascia, due proiettili hanno infatti centrato il Santo Padre perforando varie volte il colon e l’intestino tenue.
Durante la corsa verso l’ospedale Gemelli il pontefice perde conoscenza. Assistito dal suo segretario, don Stanislao Dziwisz, riceve da questi l’unzione degli infermi, prima di entrare in sala operatoria.
A San Pietro invece, l’attentatore è già stato catturato. Si chiama Mehmet Ali Ağca, un 23enne killer turco da tempo appartenente all’organizzazione terroristica di estrema destra denominata “Lupi grigi”. Già condannato nel 1979 per aver preso parte all’attentato al giornalista turco Abdi İpekçi, riesce ad evadere dal carcere e a tornare in libertà poco dopo.
Il criminale spara con una pistola Browning HP 9mm Parabellum, presa da un deposito di Zurigo e oltre a ferire il pontefice colpisce due turiste statunitensi, ad una, Ann Odre, verrà asportata la milza.
Giovanni Paolo II è sottoposto ad un lungo intervento, cinque ore e mezza, ha perso tre litri di sangue ma il cuore regge ed è fuori pericolo.
Dopo l’operazione, il pontefice rimane sotto osservazione per alcune settimane, esce solo il 3 giugno prima di tornare in ospedale il 20 per una infezione legata all’intervento precedente. Un mese e mezzo dopo, il 5 agosto, viene operato nuovamente al Gemelli, prima di una lunga convalescenza a Castel Gandolfo durata sino a fine settembre.
Fin da subito il pontefice fa riferimento alla data del 13 maggio, giornata nella quale aveva avuto luogo la prima apparizione della Beata Vergine Maria a Fatima nel 1917.
La devozione del Santo Padre non si esaurisce solo nelle parole – il pontefice afferma infatti che la Vergine Maria avrebbe “deviato i proiettili” e salvato la sua vita quel giorno – ma si materializza anche con un pellegrinaggio proprio a Fatima, esattamente un anno dopo l’attentato.
Il 13 maggio del 1982 Giovanni Paolo II si reca così per la prima volta al Santuario di Fatima per ringraziare la Vergine. Il Santo Padre offre uno dei proiettili che lo avevano colpito al Santuario e l’involucro viene incastonato nella corona della Vergine.
Proprio in questa occasione però, si consuma un altro tentativo di assassinio a Giovanni Paolo II. Un uomo tenta di colpire il pontefice con una baionetta ma è fermato dai servizi di sicurezza. L’attentatore è un sacerdote spagnolo di nome Juan María Fernández y Krohn, il quale si opponeva alle riforme del Concilio Vaticano II definendo il Santo Padre un “agente di Mosca”. Condannato a sei anni di prigione, viene in seguito espulso dal Portogallo.
L’anno successivo, nel giorno di Natale, il pontefice va ad incontrare il suo attentatore in prigione per perdonarlo, i due parlano da soli e gli argomenti non vengono rivelati.
Condannato all’ergastolo nel 1981, Ali Ağca in occasione del 19esimo anniversario dell’attentato, riceve la grazia da parte del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Dopo l’estradizione dall’Italia, è condotto nel carcere di Kartal, in Turchia.
Sempre reticente nel raccontare i motivi del suo gesto, nel corso degli anni Ali Ağca ha cambiato numerose volte versione mentre le indagini non hanno mai fatto pienamente luce sul caso.
Un episodio drammatico e rivelatore, un unicum nella storia, terza parte del Segreto di Fatima o meno, rimane l’evento che maggiormente ha colpito il Vaticano e la Chiesa dritta al cuore.
Credit: Videoteca Rai/Youtube