
- Posted by Matteo Ciofi
- On gennaio 12, 2018
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- Chiesa, Cile, Papa Francesco, Religione, Vaticano, Viaggio apostolico
Tre giorni alla partenza del Papa per il suo 21esimo viaggio apostolico in Cile e Perù, in esclusiva per Salt and Light TV le parole dell’Ambasciatore cileno presso la Santa Sede, Francisco Mariano Fernández Amunátegui.
Come si sta preparando il Paese a questo grande evento?
La preparazione del viaggio è stata ottima, ho parlato con alcune persone della Chiesa in Cile, con la conferenza episcopale ed anche con alcuni membri del governo, tutto sta andando bene. La visita del Papa in Cile, non voglio dire che sarà una passeggiata, ma sarà di certo un viaggio fraterno e amichevole. Il Cile ha una cultura cattolica, il Papa è argentino, potrà parlare ai fedeli in spagnolo e questo sarà sicuramente molto positivo per il Cile.
Fra i vari impegni, ci sarà la visita al Centro Penitenciario Feminino di Santiago e l’incontro con i Gesuiti, l’ordine del pontefice. Qual è l’appuntamento più importante e simbolico secondo lei, nei giorni in Cile per il Papa.
La visita al Centro Penitenciario Feminino è sicuramente molto importante. Credo sia la prima volta che un Papa visiti un carcere per sole donne, ma anche l’incontro nel sud del paese, a Temuco, dove ci sono i nostri abitanti originari, i Mapuche, sarà qualcosa di importante e speciale. Allo stesso tempo l’incontro con i gesuiti, o con la conferenza episcopale saranno momenti particolarmente significativi. Non mi sento di dire però che ci sia un evento più importante di un altro, anche quando il Papa andrà nel nord del Cile sarà interessante, lì è dove si concentrano i migranti che arrivano. Abbiamo attualmente una crescita notevole sotto questo aspetto, solamente quindici anni fa avevamo lo 0,5% di stranieri, oggi stiamo arrivando quasi al 3% che per un paese lontano come il Cile è un aumento significativo.
“Mi Paz Les Doy” è il titolo del viaggio del Papa in Cile. Quali sono le sue speranze e aspettative per questo evento?
La mia aspettativa per questo viaggio apostolico, così come la mia speranza, è che la visita del Papa porti dei benefici al Cile. Siamo un paese che continua a crescere a livello economico, la disoccupazione è in calo, ci sono investimenti importanti, la nostra situazione è la migliore in tutta l’America Latina negli ultimi 25 anni. Nonostante questo, c’è ancora tensione, soprattutto fra alcuni gruppi. Spero quindi che ci sia un messaggio di pace, misericordia e comprensione da parte del Papa, questa è la mia speranza più grande. Anche la spiritualità che rappresenta il Papa mi auguro possa giocare un ruolo importante.
Il Cattolicesimo è la religione prevalente in Cile, anche se negli ultimi anni c’è stato un calo nel numero dei fedeli. Quali sono le cause?
Non è semplice spiegare questa tendenza. C’è sicuramente un processo di secolarizzazione della società, ma questo succede in ogni parte del mondo, questo calo infatti non c’è solo in America del Sud ma anche in Europa, mentre in Asia e Africa, la Chiesa cresce molto. A mio avviso però, oltre a questa secolarizzazione, c’è anche una mancanza di “epica”, sociale, culturale e politica. Questa mancanza magari non danneggia la Chiesa, ma di certo rallenta un po’ l’interesse spirituale della gente che diventa sempre più pragmatica, pensa al consumo dei beni e dimentica che siamo parte di una creazione molto complessa, dove c’è un essere superiore che ci guarda ma che spesso noi ignoriamo. Tutto questo ha sicuramente un ruolo importante nel calo dei fedeli in Cile.
La Chiesa Cattolica in Cile ha stretto una forma di collaborazione con altre confessioni religiose a cominciare dalla Chiesa evangelica. Tale collaborazione si è manifestata concretamente con il festeggiamento del “Te Deum” nel mese di settembre che riunisce anche altre confessioni come l’Evangelismo, Ebraismo ed altre fedi. Come va considerato questo fatto?
Credo che sia una azione molto intelligente della Chiesa Cattolica, tutto questo è iniziato nel 1970, quindi molti anni fa e mostra in un certo modo l’egemonia culturale della Chiesa Cattolica in Cile, la capacità della Chiesa per l’ecumenismo. Ad esempio, nel Te Deum che è guidato dalle alte cariche religiose di Santiago, partecipano non solo gli evengelici, ma anche gli anglicani, i musulmani e gli ebrei. In questo senso, la Chiesa ha aperto in Cile un dialogo interreligioso molto interessante e che ha avuto un importante evento lo scorso anno. Abbiamo avuto infatti un incontro fra il Cile ed il Vaticano, dove hanno partecipato altre religioni, questo dice che siamo in una posizione particolare e favoriamo il dialogo nella società, uno dei problemi principali che abbiamo in molti paesi del mondo.
Oltre all’aspetto ecumenico, il Cile da tempo ormai accoglie migranti e rifugiati, ci può parlare di questa accoglienza, magari con qualche numero?
Ci sono due elementi che rendono questa visita al Papa ancor più piacevole: i migranti e la questione ambientale.
Il Cile è uno dei paesi che accoglie più migranti al mondo in base alla sua popolazione e lo sta facendo senza problemi. La società è in grado di accogliere e integrare, due concetti che il Papa ha ribadito tante volte. Abbiamo accolto più di 100 mila Haitiani nell’ultimo anno, arrivano venezuelani quasi tutte le sere, abbiamo un gran numero di peruviani, oggi sono circa mezzo milione, così come molti colombiani, argentini e boliviani. Alcune settimane fa invece, abbiamo ricevuto le prime 100 famiglie provenienti dalla Siria. Proprio per questi motivi, credo che la visita in Cile per il Papa sarà molto interessante.
C’è però un altro punto che il pontefice ha spesso enfatizzato, ossia quello relativo all’ambiente. Il Cile è cresciuto molto per quanto riguarda quelle energie rinnovabili che non contaminano, siamo passati da nulla a quasi il 20% e questo era un dato che pensavamo di raggiungere nel 2025. Anche per l’energia solare ed eolica stiamo facendo grandi miglioramenti, un mese fa ad esempio abbiamo inaugurato la prima installazione geo-termica e oggi in Cile abbiamo 2 milioni di km quadrati di aree marine protette, ossia il doppio di tutto il territorio nazionale. Siamo sicuramente all’avanguardia per quello che concerne la protezione ambientale, stiamo facendo molto bene sul piano dell’immigrazione e sono convinto che questi due elementi aiuteranno al successo della visita del Papa. Penso che per il Santo Padre sarà bello visitare una nazione che condivide gli stessi principi sociali, culturali ed economici che troviamo nella sua enciclica Laudato Si’.
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